martes, 21 de enero de 2014

LA HIJA DE MARGARET THATCHER EN MALVINAS

Io, una Thatcher alle Falklands 
LONDRA - Venticinque anni dopo, la Thatcher torna alle Falklands. Non Margaret Thatcher, il primo ministro che un quarto di secolo fa inviò una flotta all' altro capo del mondo per riconquistare un piccolo arcipelago di isole sperdute nell' Atlantico, retaggio coloniale dell' Impero britannico, che l' Argentina dei generali aveva pensato incautamente di invadere. No, a fare ritorno alle Falklands è Carol Thatcher, figlia 53enne della «lady di ferro», di professione giornalista, andata a girare un documentario per la rete televisiva privata Channel Four sul conflitto di cui ricorre stamane l' anniversario. Come giornalista, la Thatcher junior non ha mai avuto una reputazione all' altezza di quella della madre, tant' è che due anni or sono, per recuperare visibilità, partecipò alla versione inglese di «L' isola dei famosi» (e vinse, passando alla storia, si fa per dire, per avere urinato davanti a tutti nella giungla). Ma il suo documentario, «Mummy' s war» (La guerra di mammina), è servito a risvegliare vecchie polemiche sull' avventura militare che diede alla Thatcher senior l' identità di leader determinato e inarrestabile. Prima di visitare le isole, Carol è stata a Buenos Aires, dove l' anniversario della guerra delle Malvinas, come l' arcipelago viene chiamato in Argentina, ha suscitato un ampio dibattito sulle responsabilità della giunta militare che allora governava il paese con pugno di ferro, ma pure della Gran Bretagna. L' accusa principale ancora oggi rivolta a Londra è l' affondamento dell' incrociatore Belgrano, avvenuto al di fuori della zona di duecento miglia attorno alle Falklands in cui doveva restare circoscritta la guerra e dunque in acque dove la Marina militare britannica non avrebbe potuto operare. Morirono 368 marinai, circa metà di tutte le vittime argentine del conflitto, che furono 649 (le forze britanniche ebbero 250 morti). Cartelli con lo slogan «Thatcher go home» hanno accolto Carol all' arrivo. Lei ha avuto il coraggio di incontrare un gruppo di familiari delle vittime del Belgrano, i quali le hanno detto in faccia che sua madre, oggi 81enne e da tempo malata, dovrebbe essere processata da un tribunale internazionale per crimini di guerra. «Ho risposto che in un conflitto entrambe le parti sono colpevoli di episodi controversi», racconta nel documentario la figlia della Thatcher. «Parlando cone me, tuttavia, spero che quelle madri e quei padri abbiamo potuto sfogarsi e mi auguro che ciò possa servire a voltare pagina». Alle Falklands, in compenso, è stata accolta in trionfo dalla minuscola popolazione locale, ancora grata per l' operazione militare che liberò - piuttosto rapidamente e senza troppe difficoltà - le isole dall' invasore argentino. Sull' affondamento del Belgrano, il segretario alla Difesa britannico durante la guerra, John Nott, taglia corto: «Era fuori dalle acque delle Falklands, ma costituiva lo stesso una minaccia per noi». Sui motivi della guerra, viceversa, oggi a Londra nessuno pensa a celebrazioni. «Quelle isole erano un rimasuglio dell' Impero», scrive sull' Observer Max Hasting, che fu inviato alle Falklands, poi ha scritto due libri sulla guerra e diretto a lungo il Daily Telegraph. «Oggi spendiamo cento milioni di euro l' anno per difenderle e non ci sono di alcuna utilità. L' unica lezione di quella guerra è che, a posteriori, il successo giustifica tutto. Così come il fallimento, vedi Blair in Iraq, non giustifica niente».
“La Repubblica” DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI 19 marzo 2007 19 sez. POLITICA ESTERA

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